Sally e Jim – shhh

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dark darkness loneliness mystery

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– Ho imparato a non rovesciare sedie e parole ma a sedermi ed ascoltare: eccolo il segreto. Tutto questo rumore quando bastava fermarsi e osservare. Lo senti Jim, quanto parla questo silenzio? Ci sono tutte le parole che abbiamo taciuto, riemergono chiare e limpide. In lontananza c’è anche il frastuono di chi ha bisogno di farsi sentire. Quanti sono? Troppi, tanti, tutti insieme alla stessa ora da balconi o da dirette. Li senti? Certo che li senti. Urlano. Le parole sono confuse ma se le metti insieme producono un unico suono commovente: “Siamo vivi”. Ce lo siamo ricordati. “Siamo vivi”. Sono solo una Sally che parla, lo so. Però adesso sono anche una Sally che ascolta e che si ascolta. Eccola la differenza.
– Mmm… Sally? Sei sveglia?
– Dormi Jim, è tardi. Io resto sveglia ancora un altro po’ per ascoltare.

Di più – Sally e Jim

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person covered with gray blanket

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– Questa situazione fa schifo. Sono stanco, Sally. Ho voglia di vita.
– Lo so, Jim. Prenderei a morsi strade e paesaggi. Sento il tempo che scorre sotti i piedi e mi fa il solletico però so di non poter correre. Devo stare buona, ancora per quanto sarà necessario.
– Quanto sarà necessario? Voglio ubriacarmi a dovere e diventare molesto!
– Jim, tranquillo, sei solo una piccola parte di qualcosa di enorme. Tornerai a rompere i coglioni al mondo, lo so, lo sento. Perché non provi ad approfittare del momento? Pensaci: non possiamo scappare, siamo tutti soli con i nostri mostri. Sono sotto il letto, prendili, guardali, abbracciali e scegli quale conservare e quale affrontare. Magari servirà a vivere ancora un po’ di più, dopo.
– Sally, quanto “di più” vuoi vivere ancora?
– Tanto quanto serve per esistere.

Bandiere tricolori – Sally e Jim

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flag italy

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Jim! Guarda: le bandiere tricolori sono ferme sui davanzali. Non c’è vento a muoverle. Sembrano sapere quanto sarebbe inopportuno sventolare. Il cielo è nuvoloso ma una calma piatta invade anche il clima: niente sole, niente pioggia, niente vento, niente lampi o tuoni. Tutto tace. La strada è deserta, il locale sotto casa ha la saracinesca abbassata ormai da un mese. Un tempo lì si mangiava, si beveva, si ascoltava musica, ogni giorno, ogni sera, ogni notte. Ci sono state volte in cui ho provato fastidio per quella folla rumorosa, magari qualche notte prima di un lavoro impegnativo o di un esame universitario. Adesso darei tutto per sentire quel rumore. Ogni tanto l’immobilità e il silenzio sono squarciati da un passante strambo nella sua mascherina e guanti. Spesso passa sbilenca e invisibile la sirena di una ambulanza. Eppure anche gli altri mali continuano ad esserci ma sembriamo dimenticare. Dimentichiamo facilmente, purtroppo e per fortuna. Scenari distopici (ho sempre amato le storie distopiche ma inizio a odiare il termine così inflazionato adesso) portano macchine della polizia passare con il megafono: “Restate a casa”. L’effetto della voce camuffata dallo strumento ha il suo essere sinistro anche nell’arrotino, eppure ora non ha più il calore di una tradizione. Fa paura, fa pensare che quella porta di casa non si può aprire, anche se era già chiusa ma in quel momento sei in trappola per Legge. E per il bene comune. Certo. #andràtuttobene, non lo dimentico, chi se lo dimentica? Però adesso voglio parlare della voce del megafono che torna nella bocca e nella gola del poliziotto, che nella mia testa diventa il suo stomaco e la sua paura, forse pensa: “è davvero mia questa voce?”. E le campane? Le campane della Chiesa suonano a tutte le ore, o forse inizio ad avere pensieri fallaci. Non mi ero mai accorta prima di tutto questo dindondare, così lo avverto come conforto e come presagio triste, in un continuo contrasto che Orwell definirebbe “bipensiero”. Ho molti amici di carta, in questo periodo “1984” e il suo Grande Fratello hanno trovato terreno fertile nella mia fantasia. Solo in alto le cose sembrano procedere come sempre, uccelli in volo e cinguettii mai sentiti: non c’erano o non ascoltavo? Ci sono i colpi di tosse improvvisi di chi è in casa, feriscono e spaventano perché voce sibillina di quello che si teme, però poi è quasi sempre un pezzo di pane andato di traverso che produce una risata liberatoria, “oggi no, oggi non è il nostro giorno”. Ci sono le musiche dei jingle in tv che raccomandano come comportarsi: non uscire, lavare bene le mani, mantenere le distanze. Ci sono i pensieri di quello che non si sta facendo e di quello che si farà, forse, quando e come? Ci sono le mancanze di chi non c’è e di chi non è abbastanza e quindi non ci sarà più. C’è la voglia di stringere chi c’è con forza anche adesso che tutto è sospeso. Siamo tutti bambini al primo giorno d’asilo ma chi ci aspetta fuori dall’aula?

Sally e Jim – La roulette russa

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photo of handgun near mug

Photo by Kelly Lacy on Pexels.com

– Ho un’idea per ingannare il tempo: chiudi gli occhi. Chi vorresti sentire in questo momento?
– Sally, non mi piace ingannare il tempo. È l’unica cosa che abbiamo davvero, perché ingannarla?
– Jim, quando si tratta di evitare domande scomode riesci anche a diventare un filosofo.
– Non sono domande scomode. Non evito. Non inganno. Filosofo lo sono sempre stato. Sei tu che mi vuoi così. Che importanza ha chi vorrei sentire in questo momento?
– Non capisci? Non è un momento come un altro. È il momento della quasi-morte o del pre-vita. Tutto è confuso, pericoloso e sottile. La roulette russa ha più colpi in canna per un po’ di tempo. Non è più possibile rimandare. Non possiamo permetterci di essere stupidamente umani, è l’occasione per trascendere.
– Sentirei te, non è un caso se ci siamo noi due, ancora una volta. Ho sempre vissuto così Sally, forse avevamo meno colpi in canna ma eravamo già mortali. Ah, dimenticavo, questo discorso vale anche per noi?

La quarantena di Sally e Jim

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man and woman kissing on snow field

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– Ho freddo al cuore. Jim, abbracciami.
– Non si può Sally, è pericoloso.
– Viviamo insieme, non sarà un abbraccio a cambiar le cose.
– Vieni qui. Chissà quanto sarà pericoloso anche non abbracciarsi. Ci pensi mai?
– Ci penso sempre. Chissà che cosa diventeremo. Forse usciremo per perderci in abbracci forsennati o dolcissimi. Forse avremo imparato a farne a meno.
– Spero di farlo presto. Qualsiasi cosa, spero di farla presto.
– Jim, hai mai parlato con qualcuno che non sia io?
– Effettivamente no.
– Allora stai tranquillo Jim. Qualsiasi cosa accadrà noi resteremo sempre e questa quarantena non ci avrà cambiati. Ora abbracciami più forte.

Velocelento – Sally e Jim

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black and white photo of clocks

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  • Questi giorni lenti stanno passando sinistramente veloci.
  • Non ha senso Sally.
  • Certo che ne ha. Credevo di averti parlato solo ieri e invece si tratta di lunghe settimane dilatate.
  • Allora il tempo passa veloce adesso?
  • Passa lento, umano. Però va via senza troppi eventi, quindi sembra un unico giorno, ecco quindi che diventa veloce.
  • Mi confondi.
  • Mi annoi.
  • Non ti sopporto.
  • Anche io. Chi si sopporta davvero in questo tempo lentoveloce?

Il rumore del silenzio – Sally e Jim

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  • Assordante questo silenzio. Jim, almeno tu, parlami.
  • Perché non ti godi questa rarità?
  • Perché mi intristisce.
  • Il silenzio non porta tristezza, il silenzio non porta: è silenzio. Forse sei triste perché nel silenzio puoi ascoltare i tuoi rumori. Forse i tuoi rumori sono tristi, generalmente li copri con ticchettii, passi, risate, tastiere, parole. Il tuo silenzio forse è triste, Sally.
  • Il tuo silenzio che rumore fa, Jim?
  • Ha il rumore di pace di un pellegrino che riposa dopo una lunga camminata, il torpore di un bambino che si sveglia, la rassegnazione amara e dolce di un vecchio che ha già visto tutto.

Il foglio bianco dell’attesa – Sally e Jim

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⁃ E adesso che facciamo?

⁃ …

⁃ Jim!

⁃ …

⁃ Rispondimi!

⁃ Calma Sally. Calma. Stavo colmando di senso la risposta: adesso aspettiamo.

⁃ Che cosa?

⁃ Aspettiamo di cantare che “La Guerra è finita, evviva la vita” e di abbracciarci forte.

⁃ E nell’attesa?

⁃ Nell’attesa attendiamo. È bello. Se lo guardi bene è come un foglio bianco. Prendi la tua penna, Sally.

Morir per un abbraccio – Sally e Jim

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  • Jim, svegliati!
  • Siamo tornati?
  • Svegliati, non è il momento delle domande. Siamo in emergenza.
  • Quale emergenza Sally? Dormivo profondamente fino a un attimo fa.
  • Come sempre, Jim. Fuori il mondo è impazzito e trema di paura. E tu che fai? Dormi!
  • E tu che fai? Parli! Almeno io sono silenzioso nella mia inutilità.
  • Non direi, russi. Guardali Jim, non posso credere che stia accadendo davvero: potrebbero morire per un abbraccio.
  • È sempre stato così. Almeno una volta nella vita si muore per un abbraccio. Hai dimenticato, Sally?
  • Sally e Jim – l’ultima ultima puntata

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    photo of shattered mirror near ladder

    Photo by Lukas Hartmann on Pexels.com

    Sono anni che ci diciamo addio. Lo mostriamo trionfanti “Addio Jim”, così come sono chiassosi i nostri ritorni “Sally e Jim – il ritorno”.
    Sono solo una Sherazade che ogni notte prega per un altro po’ di vita inventando la sua storia, anzi, la nostra. Quante siamo nella notte? Ci sento bisbigliare nell’oscurità, un esercito segreto di  Sherazade che ha origini antiche e si annodano nelle mie orecchie le nostre fantasie: “Mi ama e saprà rendermi felice”, “Questa volta è quello giusto”, “Io lo cambierò”, “L’ha fatto solo una volta, non lo farà più”, “Con lei ha sbagliato ma con me sarà diverso”, “Fottimi come un animale ma quando vieni guardami negli occhi con amore”, “Non tradirmi”, “Fammi sentire donna”, “Fammi sentire unica”, “Soffia via le mie paure”, “Costruiamo castelli solidi ma facciamolo ridendo”. Che chiasso, che confusione, vorrei zittirvi, i vostri Jim valgono davvero le vostre notti e tutte quelle energie?
    Jim, è l’ultima volta che ti dico che è l’ultima volta.
    Questo addio è vero, definitivo. Come faccio ad esserne certa? Il mio racconto finisce qui, che cosa resta di voi Jim se mettiamo un freno ai nostri pensieri? Vuoi sapere se ho trovato Macondo? No, Macondo non si trova, si cerca fino all’ultimo respiro. Però ho raccolto i barattoli che mi facevano tanta paura (perché rinchiudono le meraviglie privandole del loro splendore) e li ho rotti, uno alla volta, precisa come un chirurgo.
    Addio Jim, fai attenzione ai vetri mentre vai via.